Psicologia, Salute e Benessere
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mercoledì 16 maggio 2018
Emozioni e problem solving:
le emozioni naturali
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“La mia teoria è che chi reprime la rabbia corre il pericolo di diventare una vittima perché non dice mai: “Porca miseria, levati dai piedi!”. Chi reprime la paura può farlo in modo da finire ammazzato. E chi reprime la tristezza sembra affievolire la propria gioia” (Mary Goulding)
Una definizione scientifica delle emozioni è che sono stati mentali fisiologici consistenti nella reazione dell’ organismo, attraverso modificazioni psicofisiologiche, in risposta a stimoli interni o esterni, naturali o appresi.
Le strutture cerebrali deputate alla regolazione delle emozioni sono i centri sottocorticali dell’encefalo in particolare una struttura chiamata Amigdala, definita anche “Il centro di comando” delle nostre emozioni.
Questa è una definizione “fredda” delle emozioni ma può aiutarci a chiarire la loro autentica natura e funzione e, soprattutto, qualora avessimo problemi nella loro regolazione ed espressione, può aiutarci a viverle come stati e processi naturali al posto che come elementi estranei e disturbanti.
In pratica imparare a vedere l’ importante funzione che hanno nella comunicazione e nelle relazioni umane e come possono aiutarci nel problem solving.
Le nostre emozioni naturali o primarie sono 4: rabbia, paura, tristezza e gioia. L’evoluzione le ha conservate in quanto hanno valore di sopravvivenza, viceversa sarebbero state eliminate così come è avvenuto per la coda!
Nella specie umana contribuiscono, oltre che alla sopravvivenza fisica, anche alla “sopravvivenza” ed al benessere psicologico e relazionale soprattutto attraverso la loro funzione di segnale che va decodificato.
Spesso investiamo le emozioni con pregiudizi e stereotipi culturali che ci portano a distinguere tra emozioni positive ed emozioni negative o tra emozioni maschili e femminili, ovvero emozioni la cui espressione sarebbe più adatta agli uomini che alle donne e viceversa!
Queste convinzioni sono, appunto, pregiudizi e stereotipi culturali che ci influenzano e condizionano in funzione del valore che, consapevolmente o inconsapevolmente, gli attribuiamo, ma non hanno alcun fondamento scientifico, e l’unica distinzione che dobbiamo considerare è quella tra emozioni piacevoli ed emozioni spiacevoli.
Il pregiudizio circa le emozioni si evidenzia con il diffuso impiego di aggettivi dispregiativi per definire le emozioni o le persone “emotive”; l’etichetta di “emotivo”, che possiamo attribuire agli altri o a noi stessi, ha quasi sempre una connotazione negativa e svalutante.
Dal punto di vista del nostro benessere psicologico ha particolare importanza l’autosvalutazione che facciamo di alcune nostre emozioni.
E’ molto frequente che, in seguito ad apprendimenti avvenuti nell’infanzia nel nostro ambiente familiare, sviluppiamo la convinzione che alcune emozioni siano permesse ed altre proibite. Tali convinzioni distorte sono alla base dei disturbi nella regolazione e gestione dei processi emozionali.
Ciascuna delle 4 emozioni naturali presenta diverse sfumature che si differenziano in base all’intensità. Idealmente possiamo collocare ogni emozione su un continuum che va da 0 a 100 dove il valore 0 sta per assenza di quella emozione (ve ne sarà un’altra in primo piano) e 100 indicherà, invece, il massimo d’intensità di quella data emozione; per esempio, se consideriamo il continuum della paura, l’inquietudine si collocherà tra i valori bassi della scala, mentre in corrispondenza del valore 100 troveremo il terrore ed il panico.
Per comprendere come le emozioni siano coinvolte e contribuiscano al problem solving possiamo fare riferimento a quanto ci ha indicato lo psicoanalista Matte Blanco, ovvero che la mente umana è bi-logica.
Con l’affermazione di mente bi-logica s’intende che accanto alla logica del pensiero cosciente o “razionale”, vi è una logica inconscia e le emozioni seguono quest’ultima.
Nel problem solving sono implicate entrambe le logiche ed è per tale ragione che è molto importante essere consapevoli delle funzioni che svolgono i nostri processi emozionali.
In riferimento sempre al problem solving ed al processo decisionale umano, è importante distinguere tra l’emozione in sé, ovvero come la percepiamo, ed il modo in cui viene espressa/agita.
Mentre l’attivazione, ovvero il provare un’emozione rispetto a un dato evento/stimolo non rientra nella nostra capacità di scelta, il modo in cui decidiamo di esprimerla (così come anche la scelta di reprimerla) ricade sotto la nostra respons-abilità.
Provare un’ emozione di per sé non ci risolve il problema, ma ci segnala un evento, interno o esterno a noi, a cui stiamo reagendo.
Questa semplice consapevolezza comporta, dapprima un’attenzione all’individuazione dell’evento che ci ha stimolato la nostra risposta emotiva, e quindi l’individuazione del comportamento più adatto da attuare, da scegliere in riferimento ad uno specifico contesto situazionale; una volta ascoltato il segnale, ovvero l’emozione, la scelta del comportamento dovrà avvenire avvalendosi della logica cosciente-razionale. Per esempio, la rabbia che possiamo provare rispetto ad una minaccia (fisica e/o psicologica) ci segnala la necessità di operare un cambiamento (per esempio, la rimozione della minaccia) e la scelta del modo e la valutazione circa la reale possibilità di attuare o meno tale cambiamento dovranno essere fatti in base alla logica cosciente ovvero al pensiero che considera i dati di realtà.
Le disfunzioni nella regolazione e, quindi, nella gestione dei propri processi emozionali sono alla base di moltissime problematiche psicologiche e relazionali; un esempio noto ai più è quello dei disturbi d’ansia e degli attacchi di panico nei quali è evidente una dis-regolazione della paura.
La Psicoterapia è un percorso/processo attraverso cui la persona può acquisire nuovi apprendimenti e strumenti per modificare le proprie convinzioni distorte e bloccanti e riattivare la propria capacità naturale di regolare e gestire i propri processi emozionali.
Buon prosieguo